Trattamento combinato nei disturbi d’ansia: Terapia Cognitivo Comportamentale e cannabis terapeutica

Può capitare che i termini ansia e paura vengano usati come sinonimi, tuttavia essi indicano manifestazioni emotive diverse, manifestazioni ben distinte all’interno del DSM V, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM V, APA 2013).

Nello specifico,

  • l’ansia è definita come risposta emotiva anticipatoria, che si manifesta quando si ha la percezione di pericolo rispetto a minacce future o percepite come tali (es. “non guido in tangenziale perché potrei sentirmi male e potrei non ricevere aiuto”; “non viaggio perché se mi allontano troppo da casa poi starò male”, ecc.);
  • la paura è invece un’emozione primaria che si scatena in reazione a una minaccia specifica o a un oggetto realmente pericoloso (es. trovare un ladro in casa al ritorno dal lavoro o ancora assistere ad un incidente mortale).

L’ansia fisiologica è una risposta naturale dell’organismo che si manifesta di fronte a situazioni minacciose e pericolose e che consente alla persona di mettere in atto comportamenti adattativi. Essa, innesca quei cambiamenti che si verificano nei nostri corpi e che ci rendono capaci di far fronte al pericolo.

L’ansia patologica è invece spropositata rispetto allo stimolo, è eccessiva e interferisce con il funzionamento della persona.

Sono state individuate  diverse zone, all’interno del cervello, implicate nella modulazione dell’ ansia, tra cui talamo, amigdala, una via afferente, che implica la processazione dello stimolo da parte della corteccia, e le vie efferenti del circuito ansia-paura, che innescano una risposta autonomica che coinvolge il sistema simpatico e parasimpatico, che portano al manifestarsi di sintomi somatici quali aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, sudorazione, dilatazione pupillare, minzione frequente e sintomi gastrointestinali. L’amigdala è una sorta di archivio della memoria emotiva del cervello quando si sperimenta il pericolo, essa mette il cervello in modalità auto protettiva, al fine di mantenere i sensi in uno stato di allerta, mirato alla sopravvivenza. Essa è implicata nella risposta emozionale, cognitiva, autonomica ed endocrina allo stress.

Le interazioni tra l’amigdala e le altre regioni corticali e sottocorticali permettono la messa in atto di comportamenti di risposta al pericolo, dipendenti, inoltre, anche da variabili come il temperamento, le esperienze pregresse, il carattere, le emozioni, ecc.

Tuttavia l’ansia non è sempre negativa e patologica: l’ansia in quanto segnale di pericolo ha infatti uno scopo adattivo ed è quindi molto importante per l’essere umano, poiché essa consente l’auto-protezione. Può però capitare che in certi momenti di vita, a seguito magari di alcuni eventi più o meno stressanti, essa travalichi i confini, un po’ come un fiume in piena che rompe gli argini, e diventi troppo presente, troppo intensa e quindi invalidante.

Quando l’ansia diventa patologica e si innesca un vero e proprio Disturbo d’ansia (per esempio attacchi di panico, fobie, ansia generalizzata) la necessità più forte che la persona sente è eliminarla, cancellarla completamente. E ciò è assolutamente comprensibile.

Tuttavia questo obiettivo non è raggiungibile. Lo scopo della psicoterapia infatti non è (e non può essere) l’eliminazione di ogni forma d’ansia, ma l’aumento della tolleranza ad essa e lo sviluppo di capacità di gestirla, ossia imparare a conoscere l’ansia, a sperimentarla senza avere come unico obiettivo la sua eliminazione e senza cadere in comportamenti controproducenti che possono anche peggiorare la situazione.

Per il trattamento dei disturbi d’ansia comunemente ci si avvale della psicoterapia cognitivo comportamentale e, laddove ci sia necessità, anche del trattamento farmacologico standard (SSRI e benzodiazepine).

La terapia cognitivo comportamentale (TCC) è una forma di trattamento evidence based la cui efficacia è assolutamente provata e sostenuta da numerosissime ricerche tanto da essere stata inserita nelle linee guida internazionali che indicano i percorsi di cura più adeguati per le diverse patologie.

Un nuovo e importante cambio di prospettiva è oggi rappresentato dall’utilizzo della cannabis terapeutica in alternativa ai farmaci standard comunemente utilizzati. Diverse ricerche hanno valutato e stanno ancora valutando l’uso del CBD (cannabidiolo) come modulatore delle nostre risposte neuronali allo stress. Studi recenti hanno dimostrato che, se assunto da solo, esso può ridurre l’ansia sia in individui sani che in individui inclini all’ansia. Questo cannabinoide agisce sui recettori della serotonina ed ha mostrato di favorire la neurogenesi ippocampale, così come gli SSRI. Al contrario del THC (sostanza presente nella marijuana illegale), il CBD non altera la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna o la temperatura corporea. Inoltre non altera le funzioni psicomotorie o psicologiche.

Presso l’Unità di Neuropsicologia del Dipartimento di Neuroscienze del Poliambulatorio Calabrese di Cavallino (Le) è possibile intraprendere percorsi di trattamento integrati per i Disturbi d’ansia, grazie alla presenza di una equipe multidisciplinare.

Nello specifico, la presa in carico della persona prevede:

  • colloquio anamnestico e valutazione psicodiagnostica, e
  • visita e valutazione neurologica.

La valutazione psicologica consente di ottenere una serie di dati relativi, per esempio, alla storia del disturbo, alla presenza di altri sintomi associati, alla presenza di comportamenti responsabili del mantenimento e/o peggioramento della sintomatologia, alle attuali condizioni di vita, ecc.

Le informazioni così ottenute, assieme a quelle emerse dalla vista neurologica, consentono l’elaborazione di un piano di trattamento che comprenda, da un lato, la prescrizione di cannabis terapeutica e, dall’altro, una psicoterapia cognitivo comportamentale.

Goal dell’intervento non è solo la remissione del disturbo d’ansia, ma anche e soprattutto il miglioramento della qualità di vita della persona.