In equilibrio

Per anni ho sentito dire che i DCA sono una malattia, un sintomo. Per me non è mai stato così. L’anoressia è stata: un rifugio, un’amica, un’ossesione, un giudice interiore, un errore di valutazione e un limite. Con lei sono cresciuta e per lei sono cambiata, arriva un momento in cui devi scegliere: o tu o lei. Questo non perché poi guarisci e il disturbo alimentare sparisce, ma impari. 

Inizialmente pensi che la tua vita non sia perfetta perché il tuo corpo non è abbastanza, poi diventano il non-cibo e la malattia il problema perchè anzichè  soluzioni ti aggiungono problemi. Quindi risolto con il cibo hai vinto tutto e invece no. Ecco  l’errore più grande: l’identificazione con la malattia, tu sei la malattia, non puoi essere nient’alro e non sai fare nient’altro se non l’anoressica e i problemi che incotri, le difficoltà che devi affrontare ne sono la dimostrazione. Ed è qui che nasce l’equilibrio tra la tua determinzione, la razionalità e la cosa più difficile l’amore per se stessi. 

Ogni giorno  è una scelta, anzi una lotta, ascoltare la parte che dice che non sono abbastanza, che non me lo merito, tanto che senso ha, che sono io il problema, che se mi arrabbio con una persona mi devo punire perché non ho il diritto di far valere la mia opinione oppure ascoltare la ragione. Ricordarmi,riconoscere che sono pensieri disfunzionali, continuare sul percorso intrapreso e non cadere nell’altro inganno del :”reagisci? Non ti punisci più con il cibo? Vedi hai perso il controllo, sei così debole che non vuoi più provare sofferenza” .

Ogni volta che sembro distratta, persa nel mio mondo o temporeggio nell’accettare un invito è perché nella mia testa accade tutto questo. Sono pazza? Sono ancora malata? Forse una volta avrei risposto di si perchè io ho sempre ragionato per estremi o tutto o nulla: o c’è la malattia o la mia vita è perfetta e spensierata. Oggi invece ho capito e lo sto ancora capendo che non è così.

 Sembrerà una frase fatta, ma l’anoressia e i DCA sono come delle cicatrici, restano per sempre: ti ricordano chi sei e che sei diversa dagli altri ma non sei meno degli altri o sbagliata. Capisci che non ti devi vergognare o sentire giudicata semplicemente perché ci metti 10 minuti in più ad ordinare al ristorante o ti svegli mezz’ora prima per fare colazione con calma e per  andare in palestra o non vuoi mangiare la pizza due volte alla settimana.

E’ tutto un gioco di equilibri tra la determinazione nel voler andare avanti, il volersi bene per accettarsi e la razionalità per riconoscere quando qualcosa non va e la tua soluzione ovvero il cibo sembra,ma non è, l’unica via d’uscita e la via più facile.

Non voglio che questo mio pensiero sembri una resa, così sono e così resto, ma una presa di consapevolezza e uno spunto di riflessione, perché c’è una luce. Ora so con cosa mi confronto e che non sparirà in una notte. Ma non per questo sono debole o fallita anzi ho il coraggio ogni giorno,con più o meno fatica, di prendere delle decisioni, di fare delle scelte e  di ascoltare quelle voci e metterle a tacere.